Quante volte abbiamo alzato gli occhi al cielo e abbiamo visto nuvole a forma di volti, oggetti o animali?
Quante volte ci è capitato di sentire rumori strani o vedere ombre inquietanti e pensare che si trattasse di fantasmi?
Certo, sia le conformazioni delle nuvole sia i fantasmi potrebbero essere considerati frutto della nostra fantasia, proiezioni dei nostri contenuti mentali. Una sorta di bisogno della nostra mente di dare significati a fenomeni che un significato apparentemente non ce l’hanno.
A questo strano modo di interpretare situazioni incerte ha tentato di dare una spiegazione lo psicologo inglese Christopher French della Goldsmiths University di Londra.
Secondo lo studioso, la mente umana si è evoluta nel corso di centinaia di migliaia di anni costruendo due forme di pensiero:
- uno ’reattivo’, in cui diamo una risposta rapida e istintiva ad un evento imprevisto;
- l’altro ’razionale’, in cui riflettiamo prima di dare un’interpretazione ad un evento.
Sembrerebbe che la prima forma, ossia di esprimere una decisione reattiva, sia quella che ha determinato la sopravvivenza della specie umana.
Immaginiamo di trovarci in un bosco, al buio, isolati e senza ripari. La nostra attenzione è massima ed è sufficiente il minimo rumore per farci sobbalzare e darcela a gambe. Poi si scopre che quel rumore era solo un tenero scoiattolo.
Ma se invece fosse stato un pericoloso predatore?
Fermarci a pensare, riflettere su cosa potrebbe aver prodotto quel sinistro rumore, sarebbe stato letale!
Ecco perché la nostra mente, a dispetto di quanto crediamo di essere razionali, decide prevalentemente in modo ‘reattivo’ e immediato. A meno che ci sia tutto il tempo per riflettere senza correre rischi, seduti comodamente su una poltrona a valutare tutte le alternative prima di arrivare alla conclusione (anche qui ci sarebbe da tener conto del coinvolgimento delle emozioni nella presa di decisioni, ma questo è un altro discorso).
Insomma, l’essere umano ha bisogno di interpretare e dare significati rapidamente, senza perdere tempo per analizzare ogni singolo aspetto.
Per far questo, vengono in soccorso gli schemi istintivi, precostituiti, già esistenti (se tocco il fuoco, ritraggo immediatamente la mano senza dover pensare a quale sia il movimento giusto da fare).
Poi ci sono gli schemi interpretativi, costruiti attraverso il processo di acculturazione (se vedo una persona vestita male, penso che sia povera, poco colta e di origini umili).
Non perdo tempo a conoscerla, le attribuisco le caratteristiche che ho nei miei schemi precostituiti (pre-giudizi).
E così facciamo quando osserviamo una nuvola: gli attribuiamo una forma “familiare” che in realtà è solo dovuta al caso.
Questo strano fenomeno di vedere gli oggetti formati dalle nuvole si chiama pareidolia. Una volta formata l’attribuzione, è difficile modificarla in qualcos’altro.
Più complesso è il vedere o sentire i fantasmi o altri esseri sovrannaturali.
Questi fenomeni si sono sviluppati e radicati nei millenni, derivano dall’animismo, ossia dalla necessità dei nostri antenati di dare vita agli oggetti o per spiegare fenomeni che non avrebbero saputo spiegare diversamente.
E se invece tutto questo fosse vero?
Prof. Giuseppe Alfredo Iannoccari - neuropsicologo, presidente di Assomensana, docente all'Università di Milano