È veramente impressionante la mole di informazioni, tecnologie e innovazioni che l’essere umano ha prodotto nel corso di 5 milioni di anni di evoluzione rispetto a milioni di altre specie viventi anche più vecchie di noi che sono rimaste pressoché immutate (rettili, mammiferi, piante, microbi ecc.) per le quali l’unico stimolo evolutivo è stato adattare l’organismo per sopravvivere.
Nessun intervento migliorativo per la qualità dell’ambiente in cui vivono, delle condizioni igieniche, di caccia e di conservazione del cibo. La più banale delle nostre invenzioni è lontana anni luce da ciò che potrebbe fare una qualsiasi altra specie.
Quel famoso 1% di materiale genetico che ci differenzia dagli scimpanzè, la specie più intelligente dopo di noi, potrebbe essere il “tocco di Dio”, la differenza tra noi e gli altri.
La scoperta del fuoco, che ha consentito di digerire meglio i cibi e quindi di avere più energie per accrescere il volume e l’efficienza del cervello; vivere in gruppi sociali, che ha permesso di essere più efficienti nella caccia e nella produzione del cibo, hanno segnato l’alba di una specie incredibilmente intelligente.
A tal punto da saper ipotizzare e ragionare su entità non visibili, fenomeni insondabili e sul senso stesso della vita.
Eppure, nonostante i traguardi raggiunti che lascerebbero strabiliato qualsiasi osservatore esterno, gli individui sembrano non curarsene granché, vivendo spesso una stanca quotidianità. Colpisce vedere quante persone si lasciano catturare più dai dettagli che dall’intera opera.
Una delle ricchezze più straordinarie che abbiamo è la conoscenza. Conoscere è l’acqua che riempie il pozzo dell’esistenza.
Come si fa a non desiderare di conoscere meglio la fisica, la musica, la letteratura, l’ambiente, l’organismo, l’universo ecc.?
È vero che acquisire notizie costa fatica, ma il piacere di possederle è impagabile. Lo sanno bene i musicisti, i matematici, i cultori di qualsiasi materia che dedicano del tempo ad approfondire ciò che conoscono o imparare ciò che non sanno.
All’età di 92 anni il regista Mario Monicelli diceva di volersi iscrivere al conservatorio per conoscere meglio la musica.
Certo, sono casi limite, persone speciali, eppure hanno una caratteristica in comune: la curiosità!
È proprio questo atteggiamento mentale, che non dipende né dai soldi né dalla scolarità, che fa la differenza tra una persona appassionata e un’altra. Chi apprezza la conoscenza, si incuriosisce e approfondisce, si sente più ricco, ha più argomenti da condividere, ha più idee da pensare, più energia vitale, insomma ha, permettetemelo, più valore.
Si può fare qualcosa per stimolare la curiosità?
Si, certo. Suggerisco di scrivere subito 3 argomenti che ci piacerebbe approfondire e cerchiamo una notizia al giorno. Scriviamola su un diario o ripetiamola finché non la apprendiamo bene.
Ogni nuova informazione farà nascere il desiderio di saperne di più, apprezzando il sapore piacevole che ha la conoscenza di ciò che ci appassiona.
Dante non sbagliava, siamo fatti per acquisire virtù e conoscenze. E abbiamo un intero universo da esplorare!
Prof. Giuseppe Alfredo Iannoccari - neuropsicologo, presidente di Assomensana, docente all'Università di Milano