A chi non è mai capitato di uscire di casa e, dopo qualche passo, sentire quel velo di preoccupazione che fa fermare e domandarsi: “avrò chiuso bene la porta?”.
I gesti automatici sono uno degli esempi più comuni e significativi della modalità di risparmio energetico del nostro cervello.
Se non si presta sufficiente attenzione al comportamento, la mente cosciente fatica a registrarne l’avvenuta esecuzione lasciando a noi una spiacevole sensazione di disagio.
A dire il vero, il risparmio energetico non riguarda solo i comportamenti, ma anche i pensieri.
Tra i più noti psicologi che se ne sono occupati, Amos Tversky e Daniel Kahneman hanno approfondito due costrutti importanti per comprendere il funzionamento dei processi mentali alla base della nostra capacità di ragionamento: le euristiche e i bias cognitivi.
In generale, le euristiche e i bias cognitivi possono essere definiti alla stregua di scorciatoie mentali per arrivare alla conclusione di un ragionamento con il minor sforzo cognitivo possibile.
L’euristica è il modo, la strategia, con cui ricerchiamo le informazioni, mentre i bias sono rappresentati da un giudizio su qualcosa di cui non si è avuta esperienza diretta ma che viene formulato sulla base di conoscenze aprioristiche non basate su dati di realtà.
L’utilizzo ripetuto e cristallizzato di questa modalità di ragionamento può portare alla creazione di pregiudizi o convinzioni erronee sia relative all’esperienza esterna a noi sia per quanto concerne l’immagine di noi stessi che, lungi dall’essere supportata da evidenze realistiche, può determinare sofferenza emotiva.
Due esempi appaiono particolarmente rappresentativi: uno è il “bias di conferma”, ossia la ricerca esclusiva di elementi che confermino il nostro preconcetto, trasformandolo in una vera e propria credenza disfunzionale (es. la convinzione di non riuscire in un’attività senza averci mai nemmeno provato).
Il secondo è la cosiddetta “fallacia di Gabler”, ovvero la tendenza a formulare nel presente giudizi influenzati da avvenimenti passati ai quali si attribuisce grande rilevanza (es. un giudizio negativo su un’esperienza passata potrebbe mantenersi tale nel presente, anche a discapito dei dati di realtà che potrebbero indicare una valutazione diversa).
Acquisire maggiore consapevolezza di questi meccanismi naturali di funzionamento e scoprire come contrastarli è uno degli obiettivi dell’approccio metacognitivo alla base della Ginnastica Mentale® che rappresenta un’efficace opportunità per trasformare i nostri schemi mentali in modalità più adattive, funzionali e salutari.
Dott.ssa Nicoletta Porcu - psicologa, psicoterapeuta e Brain Trainer Assomensana a Lodi e Piacenza