“Chiamo o non chiamo?
Forse sta mangiando o riposando o lavorando o è tardi. O magari potrebbe non gradire la telefonata considerato che non la chiamo da tanto tempo”.
Quante volte ci siamo fatte queste domande prima di chiamare una persona?
E così il tempo passa e diventa sempre più difficile fare quella chiamata perché si pensa che l’altra persona possa essere infastidita dal ricevere il contatto in un momento poco opportuno o perché è passato tanto tempo.
A risolvere il dilemma “chiamo o non chiamo” ci ha pensato una ricerca dell’Università di Pittsburg (Usa) che ha coinvolto circa 6.000 persone alle quali è stato chiesto se avessero ricevuto una telefonata inaspettata da amici e conoscenti e quanto ciò gli avesse fatto piacere.
Ad altri è stato chiesto se avessero fatto una telefonata a qualcuno dopo un periodo di silenzio e quanto questo secondo loro avesse fatto piacere agli interlocutori.
In tutti i casi le persone contattate valutavano l’approccio in modo migliore rispetto alle valutazioni fornite da coloro che li avevano contattati, anche se ciò era avvenuto per e-mail. È risultato, inoltre, che il piacere era tanto maggiore quanto più il contatto era inaspettato e gratuito, ossia non interessato ma mosso dal solo piacere di risentirsi (anche una richiesta di aiuto può essere piacevole per chi la riceve.
Insomma, questo periodo di festività è il momento giusto per fare quelle telefonate a persone che non sentiamo da tanto tempo e abbiamo sempre rimandato per il timore di disturbarle o di infastidirle dopo tanto tempo.
Un messaggio di auguri è l’occasione di riallacciare vecchi rapporti e di consolidare quelli attuali. Noi ne saremo contenti, ma ora sappiamo che il nostro interlocutore lo sarà molto di più.
Prof. Giuseppe Alfredo Iannoccari - neuropsicologo, presidente di Assomensana, docente all'Università di Milano