Oggi presenterò il 4° capitolo del libro che tratta il tema dell’allenamento mentale.
E’ un argomento al quale sono scientificamente legato e anche affezionato, in quanto mi occupo di training cognitivi da circa 20 anni, dai tempi in cui c’era la più coriacea convinzione che non fosse in alcun modo possibile modificare le abilità del cervello, men che meno nell’età adulto-anziana.
A quei tempi, e forse ancora adesso, si riteneva che la perdita di lucidità mentale fosse inevitabile e che non ci fosse nulla da fare. Le persone vivevano con rassegnazione l’emergere di dimenticanze e disattenzioni, testimoniate dalla disarmante affermazione “che ci vuoi fare, è la vecchiaia”.
Insieme alle colleghe Ilaria Biasion e Silvia Grignani abbiamo illustrato i meccanismi che consentono di sfatare questi falsi pregiudizi.
Seppure sia vero che con il tempo le cellule cerebrali invecchiano, così come invecchia gran parte dell’organismo - i capelli diventano grigi, il metabolismo rallenta, l’elasticità della pelle si riduce - è pur vero che non tutte le aree del cervello ne risentono in egual modo.
Studi internazionali mettono in evidenza come le abilità che vengono stimolate costantemente, sia per motivi di lavoro sia per passione, diventano più efficienti con l’età. Mentre alcune abilità sono più sensibili all’invecchiamento come la memoria a breve termine, i meccanismi di inibizione che governano l’attenzione e la velocità di elaborazione delle informazioni, altre invece possono incrementarsi con il passare degli anni: un professionista di 60 anni è molto più efficiente e preparato di quando ne aveva 30, seppure il suo organismo è invecchiato e le abilità mentali non sono più quelle di una volta.
Questo fenomeno lo osserviamo costantemente durante i corsi di Ginnastica Mentale®, dove persone più anziane battono in alcuni compiti soggetti molto più giovani.
Questa particolarità è determinata dalla capacità del cervello di modificarsi e di accrescere le reti neurali, ossia la cosiddetta “plasticità cerebrale”. Questa caratteristica, più unica che rara nell’organismo, consente al cervello
di modificarsi in base alle esperienze e agli stimoli che riceve.
Quanti più sono questi stimoli tanto più le reti neurali si rinforzano e riescono meglio a contrastare i segni dell’invecchiamento.
Per ulteriori approfondimenti, si rimanda al capitolo 3 del libro “I 10 pilastri per un cervello efficiente”.
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