Questo sito può far uso di widget di terze parti che utilizzano i cookies.
Per maggiori informazioni leggi la nostra cookie policy
Leggere fa bene al cervello?


Leggere fa bene al cervello?

Premesso che leggere consente di acquisire conoscenze, fatti e accadimenti provenienti da ogni angolo del mondo che altrimenti non potremmo conoscere attraverso la sola
narrazione verbale, l’attività stessa della lettura è importante anche per il coinvolgimento dei processi cognitivi sottostanti.

Innanzitutto, è necessario decodificare il testo e comprenderne il significato.
Alla luce degli studi condotti nell’ambito delle neuroscienze, la lettura è un’attività molto complessa poiché il cervello non è programmato per leggere ma si adatta a farlo nel corso della scolarizzazione.

Basti pensare che la propensione fisiologica del cervello per la lettura sarebbe quella di scorrere il testo in verticale, come fanno i cinesi con gli ideogrammi, e non in orizzontale.

Inoltre, a prescindere dalla lingua che si legge, è risultato che esiste un’unica area cerebrale dedicata alla lettura che si chiama regione occipito-temporale sinistra (situata tra l’orecchio sinistro e la parte posteriore della nuca).

Leggere ha lo svantaggio di impiegare del tempo per farlo (la nostra modalità di lettura è sequenziale e non parallela) e carica il sistema cognitivo per decodificare il testo e comprenderlo.

Ma, a mio parere, questi possono essere considerati aspetti positivi, poiché diventano un modo fruttuoso di impiegare il tempo.
Ma i vantaggi sono molti di più.

La lettura stimola la plasticità neuronale, rinforzando i legati tra le cellule; sviluppa la conoscenza; amplia il vocabolario; migliora la fluenza verbale; potenzia attenzione e concentrazione; stimola la memoria, la comprensione narrativa e il ragionamento critico, la creatività e la curiosità.

Come se non bastasse, la lettura consente di identificarsi con altri personaggi e di differenziarsi da loro, aiutando a sviluppare la propria identità.

Inoltre, attraverso l’analisi dei personaggi si migliorano le capacità empatiche, il riconoscimento delle emozioni e la relativa gestione.

Come se non bastasse ancora, la lettura riduce lo stress: l’Università del Sussex ha rilevato che leggere 6 minuti riduce del 68% le tensioni muscolari e la frequenza cadiaca, mentre la musica li riduce del 61%, bere una tazza di tè o di caffè li riduce del 54% e fare una passeggiata del 42%.

Insomma, consapevoli che la lettura non può essere una ginnastica mentale, leggere rimane comunque una delle attività più utili e importanti che si possano fare, sia per studio sia per diletto.

Prof. Giuseppe Alfredo Iannoccari - neuropsicologo, presidente di Assomensana, docente all'Università di Milano 

 

 


07/07/2024 08:55:34