Il cervello in fumo
Ce lo dicono in tutti i modi e in tutte le salse, esimi professori ed economisti, salutisti e opinion-leader. Ma nessuno sembra in grado di scalfire la compulsione a fumare.
Né le frasi minacciose sui pacchetti di sigarette né le immagini crude e crudeli dei danni causati dal tabagismo (il 90% dei tumori al polmone sono dovuti al fumo di sigarette).
E non serve neanche aumentare il costo delle sigarette per dissuadere i più incalliti fumatori. O fare i conti di quanti soldi si risparmierebbero se si smettesse di fumare.
Queste conoscenze servono a qualcosa?
Sicuramente no. Nulla da fare, le sigarette non mancano mai nel taschino del fumatore!
Adesso si aggiunge una nuova evidenza scientifica: fumare incide sull’emergere di varie forme di demenza.
E non si tratta del solito ammonimento. Questa volta le evidenze arrivano da un mega-studio condotto su 46.000 maschi ‘over 60’ dall'Università Nazionale di Seul, pubblicato sugli Annals of Clinical and Translational Neurology.
Chi ha smesso di fumare da tempo ha un rischio di demenza ridotto del 14%, mentre chi non ha mai fumato vede aumentare questa percentuale al 19% rispetto ai fumatori.
Per quanto riguarda l'Alzheimer, invece, i non fumatori presentano un rischio ridotto del 18% rispetto ai fumatori.
I benefici si fanno ancora più evidenti per le demenze vascolari: coloro che hanno smesso di fumare hanno un rischio ridotto del 29% e coloro che non hanno mai fumato del 32% rispetto ai fumatori.
Al di là delle malattie, noi sottolineiamo che fumare annebbia il cervello e rende più lenti dal punto di vista mentale.
Il pensiero rallenta e l’accuratezza diminuisce rapidamente. Qualcuno dice: non è vero, ci sono personaggi brillanti che fumano. E noi rispondiamo: figurati come sarebbero se non fumassero!
Prof. Giuseppe Alfredo Iannoccari - neuropsicologo, presidente di Assomensana, docente all'Università di Milano
23/03/2024 18:14:32