Non dico bugie, ma verità alternative
Chi non ha mai detto una bugia scagli la prima pietra.
Le bugie fanno parte integrante della vita, al pari della verità. Coniugi, amici, professionisti, politici, pubblicitari, falsari, commercianti, bambini, adulti e anziani. Insomma, nessuno ne è immune.
E c’è chi giura e spergiura di non aver mai mentito (sapendo di mentire!).
Si nasce bugiardi e si diventa esperti crescendo.
Si inizia a mentire già da bambini, per sentirsi protetti da eventuali reazioni dei genitori, degli insegnanti e del gruppo dei pari. In seguito, ogni contatto sociale contribuirà ad arricchire il repertorio di falsità, specializzandosi per settore: relazioni amorose, genitoriali, amicali, lavoro e politica.
“Il paradosso è che la prima vittima del bugiardo è proprio se stesso”
riferisce Stefano Michelini in un articolo apparso nella “Gazzetta di Lucca”: più si mente e più si deve ricordare l’impalcatura delle menzogne.
Ciò genera confusione e, a lungo andare, malessere psicologico.
Allora perché mentiamo?
Partiamo da alcuni presupposti:
- ciascuno desidera appagare i propri piaceri, di qualunque natura;
- le norme sociali ostacolano l’appagamento;
- i sistemi di valutazione della realtà e di prendere decisioni sono limitati. Il cervello non riesce sempre a fare le scelte giuste;
- davanti alla scelta sbagliata (non convenzionale) sorge il dilemma di ammettere o formulare una bugia;
- quando si sceglie la bugia, si vuole mantenere integra l’idea che si ha di se stessi e del valore che ci si attribuisce.
Coprire una colpa a volte è più vantaggioso di dover ammettere la mancanza: punizioni, rappresaglie ed estenuanti discussioni, con la consapevolezza che ormai la realtà sarà modificata per sempre.
Quindi, verità o bugia?
Meglio limitare le occasioni equivoche, per evitare di incartarci in verità ‘alternative’.
Inutile mentirci.
Prof. Giuseppe Alfredo Iannoccari - neuropsicologo, presidente di Assomensana, docente all'Università di Milano
06/01/2024 10:30:53