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Quanto dura un minuto?


Quanto dura un minuto?

Leggendo il titolo avete avuto la sensazione che la domanda fosse “strana”?
Oppure avete subito risposto: “Ma è ovvio, 60 secondi!”?

In entrambi i casi, la risposta ci rimanda al significato che attribuiamo al tempo: convenzionalmente, appare come qualcosa di misurabile - perché siamo dotati di strumenti, ad esempio i cronometri, in grado di cogliere perfino le frazioni di secondo - e di condivisibile, poiché i termini utilizzati per descriverlo (ore, giorni, ieri, domani...) risultano a tutti di immediata comprensione.

Tuttavia, appare altrettanto naturale avere la percezione che, in alcune situazioni (es. l'attesa di una risposta importante) un minuto sembri un’eternità, mentre in altre (ad esempio nel caso di attività divertenti) che le ore trascorrano alla velocità della luce.

Ciò che fa la differenza nella percezione del tempo, quindi, è soggettivo.

Ma qual è il legame tra il fluire del tempo e l’allenamento delle funzioni cognitive?

La risposta sta nella consapevolezza del proprio ritmo che si acquisisce col training. In particolare, sono tre i fattori che collegano tempo e cervello:

  • il “tempo d’avvio”,
  • le “frequenze elettriche” degli impulsi cerebrali e
  • la “velocità di elaborazione” delle informazioni.

In psicologia, il “tempo d’avvio” definisce la quantità di tempo di cui ciascun individuo necessita perché si verifichino le condizioni per essere performanti in maniera efficace. Ci sono, infatti, persone che danno il meglio di sé quando sono sotto pressione, mentre altre prediligono attivarsi con un maggior anticipo e avere a disposizione più tempo per organizzarsi.

Anche il nostro cervello segue ritmi differenti a seconda del tipo di attività che si accinge ad affrontare: quando ci troviamo a svolgere più compiti ravvicinati nel tempo oppure quando ci è richiesta rapidità di risposta, il cervello aumenta la “frequenza elettrica” delle onde cerebrali (il cosiddetto ritmo ‘gamma’), mentre quando siamo assorti in un’attività che richiede concentrazione come la lettura o un ragionamento, i ritmi del cervello necessitano di rallentare (ritmo ‘beta’), affinché possiamo fornire una prestazione accurata.

Una piccola pausa o un breve esercizio di respirazione sono un valido aiuto per favorire questo passaggio.

Infine, il tempo rappresenta una misura di efficacia dell’allenamento mentale poiché, se fatto in modo costante, il cervello può diventare più rapido nell’elaborare le nuove informazioni in arrivo e lo svolgimento delle nostre attività quotidiane beneficerà di questa maggiore efficienza.

Dott.ssa Nicoletta Porcu - psicologa, psicoterapeuta e Brain Trainer Assomensana a Lodi e Piacenza


03/12/2023 10:17:55